Opere

L’Azzurro e il Disimpegno

Nel 1975 pubblica il numero zero de “L’Azzurro”, giornale stampato in azzurro in cui si editano solo belle notizie e considerazioni positive (con una pagina riservata ai pensieri dei lettori, che interagivano con la pubblicazione).

La ricerca della felicità e l’esortazione a proseguirne la ricerca diventano artisticamente un tema chiave anche negli anni a venire. Racconta Vermi: “Ho cominciato a lavorare per la felicità dando per scontato che l’uomo saprà superare gli ostacoli contingenti e che l’obiettivo sarà raggiunto. Nel 1975 feci un giornale dal titolo “L’Azzurro” sul quale pubblicai solo cose belle, avvenimenti felici. Smettiamo di sentirci colpevoli di essere felici, siamo colpevoli di non esserlo!”.

Il secondo numero de “L’Azzurro” viene distribuito alla Biennale di Venezia del 1978.

Nel maggio 1978 scrive: “Pensare al domani è l’unico modo che abbiamo per essere un po’ eterni. L’uomo è colto sempre di sorpresa dal presente, e non è quasi mai preparato per il futuro. 500 anni fa Galileo ha dimostrato che la terra gira intorno al sole, ma l’Uomo si comporta ancora come se fosse al centro dell’universo, anche se comincia a dialogare con le piante e, con la parapsicologia, inizia un’indagine che lo porterà sempre più vicino a capire se stesso. A vent’anni di distanza dall’aver vinto la forza di gravità, ha inviato una sonda fuori dalla nostra galassia nel tentativo di comunicare la nostra presenza, sul terzo pianeta del sistema solare, agli abitanti del cosmo. Questi i problemi, queste le prospettive dell’uomo domani. A me sembra che si debba cominciare a vivere considerando come reali queste future possibilità, quindi basta difendere solo quello che sappiamo o come abbiam vissuto fino a ora, cominciamo a essere diversi, anche se non sappiamo come. Un pugno fa male, una carezza fa bene. È un minimo di indicazione.” E ancora “(…) se l’impegno, dunque, ci ha portati qui, guerra tra l’uomo e l’uomo, precario equilibrio biologico, ecologico, e forse anche cosmico, se l’impegno è questo, disimpegnamoci!(…)”.

Dalla riflessione inaugurata con “L’Azzurro” nasce una seconda azione rivolta alla ricerca della felicità: il Manifesto del Disimpegno, datato 1976.  “Dichiaro iniziata l’era del disimpegno”, recita il provocatorio Manifesto, “Poiché oggi sono diverso da ieri devo modificare o negare ciò che ho affermato ieri. Senza questa libertà non c’è evoluzione, scienza, progresso, felicità. Quindi basta impegni con il padre, la madre, i figli, la patria, il dogma, gli ideali, la parola data ecc. ecc. Facciamo soltanto ciò che ci fa felici!”.