Opere
Dalla figura all’informale
Come per molti artisti della sua generazione, gli esordi di Arturo Vermi si svolgono, dopo un primissimo periodo figurativo di matrice espressionista, nell’ambito dell’Informale. Alle pennellate materiche delle prime opere si sostituiscono presto composizioni con forme geometriche – quadrati e rettangoli – sempre più regolari. La tavolozza è sempre scura e il gesto comunque protagonista, ma evidente è il progressivo allontanamento dalla tendenza informale verso nuove forme espressive. Una tendenza che si delineerà con maggior evidenza tra il 1959 e il 1960, quando nascono i primi lavori denominati Lavagne e Lapidi. Anche grazie a un soggiorno parigino, durante il quale ha occasione di conoscere la ricerca di artisti quali Dubuffet, Fautrier e Soulages, Poliakoff trova nuove strade espressive che, pur conservando l’impetuosità del gesto e la scelta cromatica dell’Informale, lo conducono a una nuova riflessione sullo spazio e sul segno.
“Siamo intorno al 1960”, ricorda l’artista, “presi uno studio a Parigi e in un paio di anni di permanenza ebbi modo di toccare con mano l’informale, era nato con Dubuffet, Fautrier, Soulage, Poliakoff, e di sentire cosa ci fosse allora nel calderone ufficiale dell’arte contemporanea. In quel tempo a Parigi c’erano anche i cubisti col loro strascico, i surrealisti, i pittori che poi Pierre Restany definì ‘nuovi realisti’, e tutto un panorama culturale che altro spazio e altro tempo occorrerebbe per descrivere”.