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Arturo Vermi. La Libertà del Segno.Un progetto artistico ideato e creato dal Prof. Carlo Franza, nell'ambito della rassegna Belvedere-Sedici.

  • Arturo Vermi. La Libertà del Segno
  • Curatore: Carlo Franza
  • Spazio espositivo: Studio Zecchillo – Ex Studio di Piero Manzoni. Via Fiori Chiari, 16 – 20121 Milano
  • Periodo: dall’ 1 Ottobre al 27 Ottobre

Prende il via, all’interno dello Storico Ex Studio di Piero Manzoni in Via Fiori Chiari 16 a Milano, spazio significativo che segnò la ricerca e i nuovi svolgimenti dell’arte nel secondo dopoguerra, il nuovo progetto dal titolo “BELVEDERE(Prima edizione 2018-2019-2020-2021), un percorso artistico internazionale ideato e diretto dall’illustre storico dell’arte di piano internazionale Prof. Carlo Franza. Questa mostra dal titolo “La libertà del segno” è la sedicesima del nuovo percorso, ed è già una novità in quanto si veicolano a Milano nomi dell’arte contemporanea di significativo rilievo, che evidenziano e mettono in luce gli svolgimenti più intriganti del fare arte nel terzo millennio. L’esposizione curata dall’illustre Storico dell’Arte Contemporanea di fama internazionale, Prof. Carlo Franza, che firma anche il testo in catalogo dal titolo “La libertà del segno”, riunisce una serie di opere dell’artista Arturo Vermi, già apparso agli occhi della critica italiana e internazionale come una figura delle più interessanti e propositive dell’arte contemporanea, ed ancor oggi la sua opera ne è vivace, chiara e significante testimonianza.

Scrive Carlo Franza nel testo: “La mostra propone la ricerca di Arturo Vermi, uno dei grandi protagonisti di una delle stagioni più dinamiche e importanti dell’arte italiana del Novecento. E’ realizzata in collaborazione con l’Associazione Arturo Vermi, il Comitato Scientifico dell’ Archivio Arturo Vermi e con la vedova dell’artista Anna Rizzo Vermi, e vede l’esposizione di opere importanti provenienti sia dalla famiglia che da significativi collezionisti. Ho tra le mani il libro “Caro Arturo” (edito da Fondazione Berardelli, Brescia) che Anna Rizzo Vermi, compagna dell’artista Arturo Vermi mi ha fatto pervenire. Libro presentato alla Leogalleries di Monza in occasione della mostra “Lo Spazio e il Tempo – La ricerca di Arturo Vermi dal Cenobio alla Felicità”, presso la Galleria Civica di Monza e nell’ambito della rassegna “La Bellezza Resta”. “Caro Arturo” dedicato all’artista Arturo Vermi (Bergamo 1928-Paderno d’Adda 1988), è una raccolta di lettere e scritti sull’artista di Anna Rizzo Vermi, un testo anomalo ma prezioso nel senso che è un po’ biografia e un po’ profilo artistico; io aggiungo, un libro che fa luce su questo grande artista del Novecento, che è stato capace, perchè in sodalizio con il gruppo del Cenobio essendone tra i fondatori insieme ad altri, a segnare momenti fulgidi vissuti in Brera al Giamaica e a vivacizzare il mondo dell’arte con la “poetica del segno” insieme ad Agostino Ferrari, Angelo Verga e Ettore Sordini. Devo aggiungere che molto, moltissimo, di Vermi ho saputo anche dagli amici Giancarlo Bulli suo medico personale oltrechè artista di chiara fama e da Giuseppe Zecchillo suo amato collezionista. Anna Rizzo Vermi ha voluto così scrivere una lunga lettera d’amore al suo Arturo, grande uomo e grande artista, per ricostruire e scoprire l’artista e l’uomo attraverso le lettere che i contemporanei hanno voluto scrivere. Infatti la prima parte è composta dal lungo colloquio di Anna Rizzo Vermi al suo Arturo, la seconda parte vive con le testimonianze di amici, di artisti, di galleristi (penso all’amico Gianfranco Bellora), di collezionisti. Un libro, questo libro, fa già molto per un artista che a mio avviso dovrebbe primeggiare fra i primi dieci dell’arte italiana del novecento. E d’altronde parla la sua sintesi poetica, parla la sua intelligenza illuminata, parla la sua coerenza di pensiero, parla la sua visione dell’arte, la sua filosofia e la sua estetica. Arturo Vermi va ricordato per il suo linguaggio minimale, per il suo alfabeto lineare e cadenzato, artefice anch’egli di quel movimento dello spazialismo scandito dai segni e dai gesti, come la lingua di Fontana. Arturo Vermi argomentò l’Annologio, era interessato più che dello spazio come Fontana, soprattutto del tempo, della sua scansione, dei suoi marcatori, e ancor di più del tempo infinito, inesorabile, del suo essere sempre uguale a se stesso. Dopo il 1964, “abbandonati i retaggi dell’informale, Vermi (scomparso a ottobre 1988) ritrova il suo segno: un segno inconfondibile, di straordinaria efficacia, in cui risiede l’essenza stessa della sua ricerca – scrive Simona Bartolena curatrice del volume, riferendosi alla scelta stilistica più iconica di Vermi -. Innanzitutto c’è la sua meravigliosa capacità di sintesi: una sintesi perfetta, assoluta, che sa includere in un unico tratto tutta la conoscenza. Nei segni essenziali, ridotti a un unico sicuro gesto, di Vermi si nasconde la memoria collettiva, essi sono luoghi nei quali la dimensione universale incontra quella privata, la vita reale – quella sostanza fisica che Vermi non perderà mai di vista – si apre alla luce eterna dell’oro. Sono i segni reiterati e ossessivi dei Diari, ma anche quelli singoli, esatti, delle Presenze e delle Marine e quelli nervosi, più dinamici e rapidi, dei Paesaggi”. Poi c’è il tempo, ricorda Bartolena, “il tempo scandito dal gesto: un tempo non sempre regolare ma comunque inesorabile. C’è il ritmo del tempo, quello lento della meditazione e quello rapido e sincopato della vita quotidiana…”. Ecco, per tutto ciò, per quello che è stato e per ciò che dovrà ancora essere fatto per Arturo Vermi, anche questo libro di Anna Rizzo Vermi è un punto di riferimento importante per noi storici che, ad iniziare da me, dobbiamo ancor più studiare e incorniciare come dato essenziale quel capitolo del segno e del gesto, cui Arturo Vermi si apparentò, anzi meglio generò come uno degli alberi più significativi dell’estetica del Novecento”.

Biografia dell’artista.

Arturo Vermi nasce a Bergamo il 26 marzo 1928. Inizia a lavorare in Pirelli ma nel tempo libero si dedica alla pittura. Nel 1960 compie un viaggio a Parigi. Le sue prime opere sono influenzate dal linguaggio informale, allora molto in voga. Nel 1961 torna a Milano e fonda con Verga, Sordini, Ferrari, La Pietra e Lucìa il Gruppo del Cenobio. Risalgono a questo periodo i suoi primi Diari. La sua ricerca nel segno proseguirà poi con le Presenze e le Marine. Grande protagonista del vivacissimo clima culturale del quartiere di Brera, Vermi frequenta anche le Botteghe di Sesto, altro luogo di riferimento delle avanguardie artistiche dell’epoca. Nel 1967 l’amicizia con Lucio Fontana si consolida e Vermi approfondisce con lui quel concetto di spazio che sarà poi importantissimo nella sua ricerca futura, quando la dimensione cosmica prevale, in opere quali le Piattaforme e 100.000.000 di anni luce, quest’ultimo esposto alla Galleria San Fermo a Milano nel 1973. Il 1975, definito da Vermi anno “Lilit” è di fondamentale importanza per l’elaborazione della sua “proposta di felicità” espressa nel primo numero dell’”Azzurro”, rivista pensata per contenere solo buone notizie, che vedrà un secondo numero, distribuito alla Biennale di Venezia, nel 1978. Risale allo stesso periodo il “Manifesto del disimpegno”. Nel 1980 progetta e incide le Sequoie, sorta di tavole dei comandamenti che, l’anno successivo, durante un viaggio in Egitto con Antonio Paradiso e Nanda Vigo, restituirà simbolicamente a Mosè sul monte Sinai. Negli anni successivi nascono i Colloqui e il ciclo Luna-Terra-Sole, che spingono l’artista a riavvicinarsi alla figurazione. La sua ricerca della felicità lo porta a identificare nell’orologio una delle cause principali dei mali dell’umanità. Progetta quindi L’Annologio, un “misuratore di tempo più umano” che si basa sullo scorrere delle stagioni, ma propone anche riflessioni, ancora tristemente attuali e sensibilmente in anticipo sui propri tempi, sulle condizioni del nostro pianeta con opere e azioni quali Com’era bella la Terra. Arturo Vermi muore a Paderno d’Adda (Lecco) il 10 ottobre 1988.

Biografia del Curatore

Carlo Franza è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana, Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere(Università della Slesia). Docente nell’ Executive Master “Diplomatic, Economic and Strategic Perspectives in Global Scenarios” alla School of Management dell’Università LUM nella Villa Clerici sede del Campus di Milano, Docente nel Master di Fotografia (ARD&NT Institute di Milano – Accademia di Belle Arti di Brera e Politecnico di Milano) dell’Accademia di Brera e Politecnico di Milano e nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ Consulente Tecnico del Tribunale di Milano per l’Arte Moderna e Contemporanea. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista e opinionista, Critico d’Arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero fondato e diretto da Vittorio Feltri. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”. E’fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008. Nel 2013 ha vinto il Premio “Berlino” per il Giornalismo e la Critica d’Arte. Nel 2016 ha vinto a Roma nella Biblioteca Vallicelliana il Premio ARTECOM-onlus per il Giornalismo, la Docenza Universitaria e la Critica d’Arte. Nell’ottobre 2020 gli viene assegnato a Roma nella Biblioteca Vallicelliana il Premio Artecom-onlus come Protogonista della Cultura 2020.