Opere
Approdi, Inserti e Uscite
Dalla ricerca sul segno come elemento di espressione intima e privata, Vermi si sposta nella direzione di un’analisi spazio-temporale dagli orizzonti più ampi. Una strada che l’artista aveva già intrapreso con la serie delle Uscite, che fin dal titolo simboleggiavano l’intenzione di andare oltre, superare il confine, varcare il limite per espandere la coscienza e superare le colonne d’Ercole.
Gli Approdi sono, di fatto, i possibili punti di approdo, gli ormeggi di questo viaggio. “Nei pressi delle isole delle traiettorie brevi, a cascata o lunghe sembrano indicarci le strade per l’approdo, sono onde o vibrazioni che ci accompagnano con determinazione alla meta”, scrive Anna Vermi (in: Caro Arturo, Ed. Fondazione Berardelli). “Questa meta possibile diventa certezza con le opere successive: gli Inserti. In essi viene asportato un pezzo di tela corrispondente all’isola, a volte rettangolare, a volte trapezoidale, e lì viene inserito un tassello della stessa misura e della stessa forma geometrica”. Gli Inserti non sono una vera e propria categoria tematica, ma sono caratterizzati da una particolare tecnica. Un contributo importante a questa rinnovata indagine sulla dimensione cosmica la diede senza dubbio la frequentazione di Lucio Fontana e, dopo il 1968, l’analisi attenta delle sue opere. Vermi propone una rielaborazione profondamente originale e personale delle istanze del maestro, spostando l’attenzione sullo spazio nella sua relazione con l’uomo. A interessare Vermi non è “la realtà in assoluto ma quella dell’uomo in rapporto al tutto che lo circonda” (come spiega l’artista stesso in uno scritto del 1972).